I numeri del porno sul web sono enormi, e non è di certo una novità. Solamente nello scorso mese, Google AdWords Keyword Planner stabilisce che sono state portate a termine ben 351 milioni di ricerche sponsorizzate relative a contenuti espliciti, per quello che potremmo facilmente considerare il mercato più proficuo del web, in tutte le sue più particolari incarnazioni.
Non è una novità, tuttavia, che Google voglia porre fine ai legami con il mondo del porno, almeno all'interno del suo network pubblicitario AdWords. Il colosso di Mountain View aveva annunciato la novità durante lo scorso mese di marzo, con l'obiettivo di "migliorare continuamente l'esperienza degli utenti" con il servizio.
I cambiamenti, inizialmente previsti per il mese di giugno, sono stati riconfermati da Google all'interno di un'e-mail inviata agli inserzionisti interessati, che riportiamo di seguito:
A partire dalle prossime settimane, non accetteremo più annunci che promuovono rappresentazioni grafiche di atti sessuali tra cui pornografia hardcore, e non solo; vengono incluse anche immagini di atti sessuali come la masturbazione, di genitali, e di attività di sesso anale e orale.
Quando il cambiamento sarà operativo, Google non approverà inserzioni e siti identificati come in violazione delle nostre policy rivedute. Il nostro sistema ha identificato il tuo account come potenzialmente interessato al cambiamento. Ti chiediamo di compiere tutte le modifiche necessarie ai tuoi banner e ai siti affinché siano conformi alle nuove regolamentazioni.
Al momento risulta difficile comprendere quale sarà l'impatto delle nuove decisioni di BigG all'interno del settore. Come scrive CNBC che ha diffuso la novità, i siti per adulti spesso vengono conosciuti con i vari passaparola fra amici o attraverso ricerche naturali sui motori di ricerca, non tramite inserzioni pubblicitarie o banner. Inoltre, emergono alcuni dubbi anche relativamente alle motivazioni "etiche" di una scelta di questo tipo.
Se da una parte Google si pulisce le mani con i banner pubblicitari, dall'altra ne permette la ricerca attraverso i propri complessi algoritmi ottimizzati e strutturati nel corso del tempo, fattore che, ripetiamo, consente una visibilità ancora superiore rispetto ai più tradizionali banner pubblicitari. Una domanda che si pone anche Michael Fattorosi, avvocato che difende tante delle società appartenenti all'industria pornografica: "La domanda è: bloccheranno anche i contenuti per adulti dai loro risultati delle ricerche?"
La manovra di Google riflette una sorta di chiusura di alcune realtà del web (e non solo) nei confronti della pornografia. In aprile Chase Bank ha chiuso i conti bancari di centinaia di addetti ai lavori del settore, mentre Amazon e PayPal hanno recentemente chiuso gli account di attrici e utenti coinvolti nel mercato. Negli Stati Uniti l'industria sta anche affrontando alcune problematiche relative all'uso obbligatorio di mezzi di prevenzione durante le scene.
A prescindere dal rumore generato dall'industria, tuttavia, dubitiamo che la pornografia possa divenire un settore in declino, anche alla luce delle novità annunciate da BigG. La società non ha ancora commentato sulle nuove direttive.
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