Il mercato degli smartphone è in grosso fermento negli ultimi anni, in cui i reparti di marketing svolgono un ruolo principale nelle vendite di un determinato modello. A diverse tipologie d'utenza vengono rivolti diversi messaggi, e fra questi ci sono probabili futuri acquirenti che valutano le differenze fra smartphone in base alla potenza grezza che riescono ad esprimere.
È proprio per questo che i benchmark sintetici fanno parte di quella sorta di concorrenza indiretta fra diversi produttori, e sono rimasti nel corso degli anni gli strumenti più precisi per analizzare oggettivamente le prestazioni di un dispositivo rispetto ad altri modelli, anche se come sappiamo non sempre a risultati superiori corrisponde parallelamente un'esperienza d'uso preferibile per l'utente finale.
Poco più di un mese fa, ArsTechnica ha sviscerato un comportamento anomalo del governor della CPU di Galaxy Note 3, che faceva registrare risultati superiori rispetto ad altri smartphone con lo stesso hardware integrato. Forzando il dispositivo a frequenze superiori rispetto a quelle ottenibili durante l'uso con le applicazioni tradizionali, il phablet di Samsung otteneva risultati del 20-50% superiori, alterando in qualche modo l'esito oggettivo dello stesso test condotto.
Dopo pochi giorni Anandtech ha scoperto che molti produttori utilizzavano il medesimo trucco di Samsung per alimentare il risultato dei benchmark sintetici, come HTC e Asus, anche se in maniera meno estesa rispetto al concorrente sudcoreano. Con tutti i terminali coinvolti è sufficiente rinominare l'eseguibile del relativo benchmark per ripristinare i risultati corretti, senza alcuna forzatura nel governor della CPU.
Per rispondere a questa situazione, che abbiamo brevemente analizzato, FutureMark ha appena declassato tanti dispositivi che i vari siti avevano evidenziato come protagonisti di alterazioni dei punteggi finali. La società non ha divulgato ufficialmente quale specifica regola i vari produttori abbiano violato con i relativi terminali, tuttavia sappiamo che FutureMark non ha mai permesso ottimizzazioni specifiche sull'applicazione, né soluzioni volte a riconoscere il lancio dell'eseguibile del benchmark, salvo rari casi.
"La gente si basa sui benchmark di FutureMark per avere risultati accurati e imparziali. Ecco perché abbiamo regole chiare per i produttori di hardware e sviluppatori software che specificano come una piattaforma possa interagire con il nostro tool di benchmark", ha dichiarato FutureMark in un comunicato riportato da HotHardware. "In altri termini, un dispositivo deve funzionare con i nostri benchmark senza modifiche, come se si trattasse di qualsiasi altra applicazione."
È indubbio che una situazione di questo tipo non può che riportarci alla memoria la situazione che vedeva ATi e Nvidia contrapposte in un periodo in cui l'antagonismo fra le due società era palpabile ad ogni major release, e in cui si cercava il risultato migliore a prescindere dalle metodologie utilizzate, con stratagemmi che ricordano molto da vicino quelli di HTC, Asus e Samsung dei giorni nostri. 3D Mark non è il primo tool che è stato adeguato al comportamento dei vari produttori, anche AnTuTu in passato è stato aggiornato in modo da evitare situazioni analoghe.
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FutureMark declassifica Galaxy Note 3, HTC One e tutti gli smartphone che alterano i benchmark
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